Nemici e vicini by Ian Black

autore:Ian Black [Black, Ian]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858430149
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

Israele era rassegnato al fatto che la maggior parte dei paesi arabi e musulmani e molti stati del Terzo Mondo avrebbero riconosciuto la Palestina. La sua piú grande preoccupazione, tuttavia, era che gli Stati Uniti potessero decidere che l’Olp aveva rispettato le condizioni da loro imposte per il riconoscimento di Israele e abbandonare cosí l’impegno assunto nel 1975 di non trattare con l’organizzazione fino a quando non avesse riconosciuto Israele e rinunciato al terrorismo.

A Ginevra, un mese dopo, Arafat si spinse anche oltre. Sotto la pressione degli Stati Uniti e con la mediazione europea, dichiarò esplicitamente al quartier generale delle Nazioni Unite che accettava «il diritto di tutte le parti coinvolte nel conflitto in Medio Oriente a esistere in pace e sicurezza […] inclusi lo stato della Palestina, Israele e i loro vicini, nel rispetto delle Risoluzioni 242 e 338 […] noi rinunciamo totalmente e assolutamente a tutte le forme di terrorismo, incluse le azioni individuali, di gruppo e di stato»58. In tutti i territori occupati, i palestinesi si affollavano intorno alle radio per ascoltare il suo discorso, trasmesso in diretta. Il giorno seguente – in seguito alle rimostranze degli americani per persistenti ambiguità e dopo intense consultazioni con i suoi collaboratori –, Arafat ripeté il messaggio in maniera ancora piú esplicita di fronte a ottocento giornalisti, concludendo la conferenza stampa con le parole: «Volete anche che mi spogli?»59. Come risultato, gli Stati Uniti dichiararono in seguito di essere pronti ad avere un «dialogo sostanziale» con i rappresentanti dell’Olp60. I primi colloqui iniziarono in Tunisia appena due giorni dopo. La risposta di Yitzhak Shamir fu adamantina: non ci sarebbe stato alcun riconoscimento da parte israeliana né alcun negoziato con l’Olp. Si trattava, egli insistette, di «un’organizzazione terroristica volta a minare la nostra esistenza nazionale e a provocare la distruzione dello Stato di Israele»61. Negli umori di Tel Aviv si combinavano un atteggiamento difensivo e rancore, determinati da decenni di sospetti circa le «vere» intenzioni dei palestinesi. «Una volta dicevano anche di voler gettare gli ebrei in mare», disse Shamir.

Poi [il resto del mondo] disse che gli ebrei erano eroi. Oggi non lo dicono piú. Ora dicono autodeterminazione per i palestinesi. Ora le simpatie vanno ai palestinesi. Eppure non è cambiato nulla. Gli arabi sono arabi. Controllano 22 stati in questa regione. E gli ebrei sono ebrei, e hanno un piccolo stato con molti problemi. Il mare è lo stesso mare e l’obiettivo rimane lo stesso62.

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